Ok il titolo è quello che è, ma l'argomento è sicuramente attuale. Negli ultimi anni nelle scarpe da running ci sono forti cambiamenti che coinvolgono soprattutto le scarpe più acquistate, quelle che ,anche se la classificazione sta iniziando ad essere superata, appartengono alla vecchia categoria A3, massima ammortizzazione, e alla vecchia categoria A4, le protettive stabili. Ne avevamo già parlato nel MANUALE del PRINCIPIANTE D.O.C. episodio della scelta delle scarpe . La ricerca è fortemente focalizzata sugli obiettivi: leggerezza, ammortizzazione,controllo e quindi performance. Dici poco. Questa ricerca è stata inevitabilmente contaminata dalla corrente del natural running, che pochi anni fa è arrivata come un fulmine a ciel sereno nel mercato, condizionando anche chi non ha seguito la corrente e creando i due partiti: corriamo come madre natura ci ha creato oppure come abbiamo sempre corso negli ultimi decenni, cioè con il massimo ammortizzato possibile e un dislivello tra retro e avampiede? Quando ascolto chi sostiene la "corsa naturale" con le teorie "corriamo come i nostri antenati, a piedi nudi, siamo stati creati così", penso sempre: siamo sicuri che all'epoca ci fossero milioni di runner che correvano dai 30 ai 120 km a settimana dopo il lavoro? Io credo che si corresse solo per necessità, esclusi forse gli sportivi al tempo dei greci e dei romani. Credo anche che, se nell'età dello sviluppo hai corso con scarpe protettive, poi è dura a 30/40/50anni dire al tuo corpo adesso corri come il tuo tris tris tris nonno. Infine parliamo di essere umani che a 30 anni erano considerati decrepiti, che avevano qualsiasi forma di artrite o di patologia immaginabili. Detto ciò , a mio parere, produrre scarpe minimaliste è democratico, è giusto andare incontro ai gusti e alle opinioni di tutti e in verità bisogna dire che chi insegna la corsa naturale propone un percorso propedeutico graduale. Perdonate l'ampia parentesi, stavamo dicendo che il minimalismo ha contaminato la ricerca e ha dato un contributo importante. Il più grande successo del minimalismo, secondo me, è che ha portato a cancellare l'assioma "+ ammortizzazione= + peso". Oggi i materiali più leggeri, ma anche più resistenti, utilizzati per la tomaia e l'intersuola garantiscono scarpe con stesso grado di ammortizzazione, ma con meno peso, il che significa anche meno infortuni, dato che a volte le zavorre ai piedi ne erano la causa. Veniamo ora al nucleo dell'articolo: il differenziale.
Il differenziale , o drop, è la differenza d'altezza tra tallone e avampiede a livello di intersuola;il piede nella scarpa quindi è inclinato dei gradi determinati da questa differenza.
Le scarpe minimaliste hanno un differenziale ridottissimo questo, insieme alla ricerca di scarpe più performanti, ha portato anche a ridurre il differenziale nelle A3 e A4 dai 14/12mm ai 10/8 mm di oggi, in tantissimi casi. Asics e Adidas si attestano sui 10mm (eccezione ASICS KAYANO 13mm), Brooks sui 12 e 10 e ha un modello (TRANSCEND) da 8 mm e le Ravenna(A4) da 10, Mizuno 12 mm, New Balance spazia dai 12 fino ai 4 (le M890), Nike 10, Saucony 8mm. (dati 2014/2015)
Possibile che 2/4 mm facciano la differenza?
Sì e non poca. Con una scarpa a 12mm il piede tende a compiere una rullata intera tacco,mesopiede,punta. Con un differenziale inferiore la catena tricipite surale (polpaccio)- tendine - piede resta più allungato e viene naturale atterrare più verso il mesopiede o addirittura la punta, cambiando l'appoggio del piede e anche la postura del nostro corpo. Provate a correre con le scarpe poi a piedi nudi. Vi accorgerete di come atterate in modo diverso.
Vediamo, ora i vantaggi di chi sostiene la riduzione del differenziale:
- Maggiore reattività nella corsa data dall'intervento maggiore del mesopiede e dell'avampiede nella falcata e un accumulo di maggiore energia elastica per il maggiore allungamento di polpaccio+tendine
-Atterrare sul mesopiede è più naturale e dovrebbe portare meno infortuni perchè riduce il carico a livello delle ginocchia
Chi invece non è a favore alla riduzione:
- L'allungamento del tricipite surale e del tendine e la sollecitazione in generale maggiore porta ad infortuni proprio a carico di questi
- La maggiore spinta aumenterebbe falcata riducendo la frequenza e non avendo poi tutto questo vantaggio sulla velocità
Allo stesso tempo bisogna dire che alcune case hanno ridotto i drop, ma alzato l'altezza da terra, aumentando la protezione e aumentando la stabilizzazione (sempre le TRANSCEND di Brooks, scarpe per neutri, con questo sistema insieme ad altri accorgimenti possono essere usate anche da chi ha una pronazione fino a moderata, oppure le HOKA hanno modelli Maxi, altissime da terra, ma con drop ridotti).
Chi ha ragione? Per fortuna tutti. Ma anche nessuno.La scelta delle scarpe è, fortunatamente soggettiva. Se ho corso 10 anni con scarpe a 14 mm senza infortuni perché dovrei passare a 8mm dovendo passare un periodo di adattamento che non so nemmeno a cosa mi porterà?. Se invece ho una corsa efficiente e già naturalmente vado in spinta, è assolutamente una grande opportunità avere scarpe a 8mm, ma anche a 4mm, per spingere al meglio.
Se fossi un produttore terrei conto di uno spettro ampio, ma soprattutto più che provare a condizionare i runner, dicendo che una scelta è migliore di un'altra, proverei piuttosto a seguire l'esigenze diverse di tutti, ovviamente coerentemente alla filosofia aziendale. In un certo senso molti hanno fatto così restando tra i 10 e i 12 e avendo almeno un modello anche minimalista. A volte però ho l'impressione che siamo noi che dobbiamo adattarci alle scarpe e non viceversa. Noi runner però siamo sempre di più ed è giusto che ci sia un cambio di tendenza.
Sono un runner curioso, voglio cambiare anche perchè credo che andrò più veloce, che ne dici?
Dico ancora una volta evviva la democrazia! Ti consiglio però di fare un cambio graduale, di non scendere di troppi mm subito, ma soprattutto di alternare i modelli ed introdurre il modello con differenziale ribassato nei lavori veloci e non troppo lunghi.
Infine un'osservazione, che ho fatto stamani correndo, pensando a cosa avrei scritto in questo articolo che ho in testa da mesi. I nostri piedi rullano a 3 dimensioni, non a 2. La maggior parte delle nostre strade dove corriamo è a schiena d'asino (la superficie è concava verso il basso per permettere i defluire delle pioggie ai lati della strada) e spesso corriamo sul ciglio. Non è che tutto il discorso sull'appoggio determinato del differenziale viene inficiato da questo fatto?
Fonte: https://runner451.blogspot.it/