Classificare tutte le specifiche manie dei runner patologici è un’impresa titanica, anche perchè a seconda della presenza di più tratti distintivi e della prevalenza di alcuni di essi sugli altri, si possono avere infinite sottosottospecie della stessa sottospecie, con variabili ed implicazioni drammaticamente imprevedibili. Proviamoci.
Il gareggiatore seriale
È una delle forme più patologiche dell’essere podista. Il gareggiatore seriale non segue il calendario gregoriano ma quello FIDAL. Il fatto che i nomi dei giorni coincidano è solo una mero caso. Fosse per lui la “domenica” potrebbe tranquillamente chiamarsi “gara” e il lunedì “riposo”, il mercoledì “ripetute” e il giovedi “scarico”. Il gareggiatore seriale ha pressochè tutte le domeniche impegnate da gare (a prescindere dalla tipologia o dalla distanza). Si nutre di pacchi gara e quando esce per fare la spesa porta sempre con sé un paio di gelatine di carboidrati.
Il Podista scientifico
Si tratta di un’autentica enciclopedia vivente tecnico-sanitaria della corsa. Dietro ogni sua singola falcata c’è una preparazione teorica maniacale. Conosce (e ha praticato) tutti gli stili e le metodiche di corsa esistenti. Sa tutto in materia di frequenza cardiaca, soglie, allenamenti aerobici ed anaerobici, VO2MAX, appoggio del piede, oscillazione delle braccia, tempo di contatto con il suolo, ecc.. Corre monitorandosi costantemente. Spesso potrebbe tenere la fascia cardio addosso anche dopo gli allenamenti, monitorando il proprio battito cardiaco durante l’intera giornata, ore di sonno comprese.
Il Podista medico
È una variante del podista scientifico, ma in questo caso la sua preparazione teorica – che resta altissima – è circoscritta al settore infortunistico. Se mai ti capitasse di discutere con un podista medico circa i possibili malanni legati alla corsa potresti avere la sensazione che la vostra sgambata di pochi chilometri al parco sia molto più pericolosa che giocare una partita di rugby da solo contro tutta la prima squadra degli All Blacks indossando una maglia con scritto “New Zeland Sucks”.
Il Podista ipocondriaco
È ovviamente il miglior amico, unico compagno di corsa e nemesi del podista medico. Se quest’ultimo conosce tutto il panorama dell’infortunistica dell’essere umano corridore, il podista ipocondriaco è convinto di soffrire o di avere comunque patito nel corso della sua carriera di corridore tutti questi malanni. Quando un podista ipocondriaco corre in gruppo tende ad assimilare (per induzione o simbiosi) gli infortuni di chi corre insieme a lui. La sua più che una corsa è il sofferente trascinamento di membra doloranti e muscoli infiammati; di spalle contratte, anche sbilenche e ginocchia di ricotta. A volte potrebbe distrarsi e in questi casi la sua corsa potrebbe tornare aggraziata e leggera come quella di un velocista etiope, ma non appena se ne renderà conto si riprenderà e tornerà immediatamente, per istinto, a zoppicare.
Il Podista velocista
Lo puoi vedere quasi sempre sulle piste di atletica o talvolta anche sulle ciclabili, purchè perfettamente asfaltate e pianeggianti. Il podista velocista partecipa quasi esclusivamente a gare su distanze non superiori ai 10km. Corre costantemente oltre la propria soglia anaerobica (se non sai cos’è chiedilo al podista scientifico). Inutile dire che il suo allenamento preferito sono le ripetute brevi, che affronta in apnea respirando solo durante la fase di recupero. Probabilmente è l’unica sottospecie di podista che ancora gareggia coi pantaloncini corti anni sessanta (kenyoti ed etiopi non contando). Solitamente ha una struttura filiforme e pesa meno delle scarpe (ultraleggere) che indossa. Monitora con ossessione il peso corporeo, perché ogni grammo in più potrebbe incidere negativamente sulle sue prestazioni. Se dovesse mangiare (per sbaglio) un panino con la nutella, potreste vederlo piangere e dannarsi per una settimana.
Il Podista disposofobo
Affetto da un disturbo ossessivo compulsivo di accumulo, quest’ultimo ha almeno un armadio in cui conserva tutte le scarpe utilizzate da quando ha iniziato a correre e un cassetto dove tiene i pettorali di tutte le gare a cui ha partecipato, compresa la camminata enogastronomica non competitiva di quartiere. Per non parlare delle medaglie di partecipazione, delle magliette e dei gadget dei pacchi gara. I più maniacali inseriscono nel testamento una clausola in cui chiedono di essere sepolti con tutto il materiale raccolto nel corso degli anni.
Il Podista dopato
Ebbene sì, purtroppo il doping è molto diffuso anche a livello amatoriale. Salvo qualche rara eccezione, il podista dopato spesso non ha tuttavia le risorse per procurarsi costose trasfusioni di sangue ossigenato o per acquistare particolari sostanze dopanti. In questi casi le droghe che assume non sono ancora state ufficialmente bandite dagli organismi ufficiali. Egli è un vero fagocitatore di integratori di ogni sorta e tipologie. Tra vitamine, minerali, proteine, crealkalina, aminoacidi, lecitine ecc. il podista dopato tende ad assumere appena sveglio più pasticche di un malato terminale. Quando dimentica di farlo anche solo per un giorno rischia pericolosamente di trasformarsi in un podista ipocondriaco.
Podista fashion
Per ogni paio di scarpe posseduto da un Runner Ideale™, un podista ne possiederà sicuramente almeno il doppio. Nel caso del podista fashion questo assioma assume i livelli di una patologia autoimmune. Il podista fashion ha un intero armadio dedicato all’abbigliamento da corsa, in relazione al quale due volte all’anno fa il cambio di stagione. Diversamente dal podista disposofobo questi però non conserva nulla e rinnova ogni anno il proprio guardaroba.
Se per lavoro o per uscire indossa lo stesso paio di pantaloni da cinque anni, quando si tratta di maglie tecniche, giacche termiche, pantaloncini o calzini da running diventa un vero compratore compulsivo. Ovviamente i picchi di questa variante patologica si registrano sul fronte scarpe. Egli possiede almeno cinque volte il numero di scarpe da corsa di un normale podista. Nel suo armadio puoi trovare almeno un paio di scarpe ammortizzate per i lunghi (le corse sopra ai venti km), un paio per le ripetute leggero e reattivo, uno per le corse brevi con drop basso o nullo, un paio di scarpe coi catarifrangenti per quanto corre la notte; uno con la tomaia impermeabile per le corse sotto la pioggia. Non manca mai nemmeno un paio di scarpe da trail (che di solito ha usato una sola volta nella vita, ma che tiene nell’armadio perchè non si sa mai). Insomma se il podista fashion è uomo non è difficile che possieda nello stesso momento più scarpe da corsa lui di quelle che ha posseduto la sua compagna nell’arco dell’intera vita.
Podista nerd (o runnerd)
Se mille appassionati (fanatici) possono passare la notte in coda davanti ad un Apple store in attesa dell’uscita dell’ultimo iphone, il podista nerd potrebbe passare solitario la notte davanti al suo negozio di running preferito in attesa dell’uscita dell’ultimo GPS da polso. Questo particolare tipo di podista, che corrisponde alla variante tecnologica del podista fashion, corre indossando i più avanzati ritrovati tecnologici in grado di monitorare qualunque aspetto del suo allenamento. Dati che molto probabilmente il podista nerd non sarà in grado di interpretare (salvo che egli non sia anche un podista scientifico), ma che esibirà fiero a tutti gli altri amici podisti. Di solito il podista nerd fa interagire il proprio allenamento con i principali social network attraverso apposite funzioni del suo smartphone o smartwatch che gli consentono di postare istantaneamente ogni dato della sua corsa, dall’inizio alla fine, ivi compresi eventuali infarti che saranno twittati in real time.
L’elenco ovviamente non finisce qui. Tra le altre sottospecie della specie podista potremmo ancora parlarvi del maratoneta, dell’ultramaratoneta, del podista zen, del podista solitario, del podista blogger e di tanti altri ancora.
C’è però un’ultima specie di cui vogliamo parlarti.
Podista insoddisfatto
Dicesi podista insoddisfatto l’essere umano dedito alla corsa che, dopo essere stato un Runner ideale ed aver attraversato almeno due o tre dei precedenti aspetti patologici arriva ad un punto della propria esistenza in cui non trova più stimoli o soddisfazione nel correre. In altre parole, è un runner depresso. Il Podista insoddisfatto ha partecipato a gare su ogni distanza (anche se la maggior parte con ancora un briciolo di raziocinio non va oltre la maratona); ha provato ogni possibile tabella di allenamento (dal metodo Albanesi alle tabelle dei monaci shaolin); ha corso in ogni condizione climatica e su ogni superficie immaginabile; ha portato i propri record personali al limite delle sue capacità psicofisiche. Al pari del replicante Roy Betty (Rutger Hauer) di Blade Runner potreste facilmente trovarlo appoggiato all’arco di partenza di qualche gara rivolgersi a qualche podista esordiente con frasi del tipo: “Io ne ho viste cose che voi giovani runner non potreste immaginarvi….”.
Il podista insoddisfatto difficilmente potrà trovare conforto o sollievo nell’affetto dei propri cari, anche perchè spesso questi lo hanno già abbandonato sulla strada alla partenza di qualche gara, o nel lavoro, che potrebbe aver lasciato per dedicarsi esclusivamente agli allenamenti cibandosi di pacchi gara ai pasta party.
Per uscire dal tunnel della depressione e della insoddisfazione non gli/le resterà quindi che guardare oltre e intraprendere un’ossessiva ricerca di nuovi stimoli e, soprattutto, di nuove patologie. Sarà questa ricerca che lo porterà a scoprire il triathlon, ed a questo punto, come dice Cleto la Triplice, solo la madre potrà comprenderlo, anche se non capirà mai esattamente che sport pratichi il figlio.
Fonte: www.runlovers.it