giovedì 3 marzo 2016

La tendinite dell’achilleo



Il tendine d’achille è il tendine più duro e più resistente nel nostro corpo; rappresenta l’unione con la relativa inserzione dei muscoli del polpaccio (Gastrocnemio mediale, gastrocnemio laterale e soleo) a livello del calcagno. I muscoli gemelli sono muscoli biarticolari in quanto partecipano sia alla flessione del ginocchio che alla flessione plantare del piede.

Questo preambolo anatomico serve ad inquadrare un problema molto frequente nei runner, cioè la tendinite del tendine d’achille, una condizione estremamente fastidiosa ed invalidante per il corridore.


Cos’è la tendinite?
La tendinite dell’achilleo è una condizione infiammatoria caratterizzata da dolore, senso di bruciore e rigidità nella caviglia, che si manifesta inizialmente in una situazione sportiva o in cui il tendine è sottoposto a uno stress, per poi presentarsi anche nelle esecuzioni fisiologiche come la deambulazione.
Spesso mi capita di trattare pazienti che riferiscono di un dolore comparso all’improvviso, durante un’attività sportiva o magari facendo uno sforzo inaspettato, con sensazione di mancanza di forza e dolore come da “spillo conficcato” a livello del tendine, senza un gonfiore o tumefazione nella zona.
Questa descrizione è molto utile poiché permette già di capire di quale tipologia di problema si tratta, in quanto molto probabilmente si tratta dell’attivazione di un trigger point del soleo o dei gemelli, il cui dolore si percepisce proprio in zona achillea e a livello del calcagno.
Ciò che consiglio comunque in presenza di tumefazione o dolore alla palpazione del tendine vero e proprio è l’esecuzione di una ecografia, capace di monitorare lo stato di salute del tendine, la sua larghezza e soprattutto un confronto con il controlaterale.
Questa comparazione è secondo me fondamentale in quanto permette di capire se la grandezza del tendine è la stessa o se c’è un ispessimento che permette di affrontare il problema dal punto di vista clinico e di arrivare a risolverlo.


Cosa fare allora con una tendinite del tendine d’Achille?
Dopo aver fatto un’ecografia, il trattamento è composto da un periodo di riposo del corridore che permette al tendine di recuperare la condizione fisiologica. Durante questo periodo di riposo consiglio sempre di utilizzare scarpe adeguate (con drop basso e ammortizzate) anche durante le attività di vita quotidiana.
Il trattamento riabilitativo in questa situazione è sia locale che globale: localmente si valuta la condizione muscolare a livello del tessuto connettivo, vedendo se c’è un’attivazione di un trigger point con la conseguente disattivazione dello stesso. Si utilizzano inoltre tecniche di terapia manuale proprio per permettere una corretta attivazione del movimento della caviglia, in modo da concedere al tendine di lavorare in una condizione fisiologica.

Nella mia pratica clinica ho trovato di enorme utilità l’utilizzo del dry needling (puntura a secco) sia a livello dello stesso trigger point che sul tendine stesso. Il trattamento globale invece si occupa di ricercare con vari test eventuali disfunzioni a livello posturale, miofasciale e funzionale durante l’esecuzione del gesto atletico.
Un’alterazione proprio durante la modalità di corsa mette in stress il tendine e il comparto della caviglia.
Molto utili in questo caso oltre alla terapia manuale anche l’utilizzo di macchinari come l’ipertermia o la tecarterapia, capaci di ridurre lo stato infiammatorio e diminuire il dolore del paziente.

Una volta risoltasi la condizione infiammatoria, ciò che consiglio è scegliere attentamente le scarpe da running che si utilizzano, permettendo quindi al piede di ammortizzare il peso del corpo e non gravare sul piede in maniera anormale; nel ritorno all’attività fisica è il caso di procedere con cautela, effettuando carichi di lavoro progressivi dando quindi al corpo la possibilità di adattarsi allo sforzo, soprattutto se si è stati a riposo per alcune settimane.


Fonte: www.runlovers.it