Un’affermazione che spesso si sente dire da chi pratica sport è: “io sono veloce, ma non sono resistente”. Questa affermazione anche se può sembrare banale risponde a certi principi anatomici. Infatti, se si analizzano le fibre muscolari, possiamo constatare che non sono tutte uguali, nel senso che alcune hanno determinate caratteristiche mentre altre sono adibite ad altri meccanismi. Ad ogni modo la funzione della fibra muscolare è sempre la stessa: ad uno stimolo nervoso corrisponde una contrazione della fibra muscolare e una successiva decontrazione. Velocità e resistenza nella corsa sono due delle caratteristiche strettamente connesse alla tipologia delle fibre muscolari.
Gli scienziati, per convenzione, hanno classificato le fibre in due gruppi principali:
- fbre lente (Slow Twitch ST o fibre rosse o tipo I);
- fibre veloci (Fast Twitch FT o fibre bianche o tipo II).
Vediamone le caratteristiche principali.
Le Fibre Lente (I) hanno una elevata capacità di produrre energia per via aerobica a bassa potenza, ed inoltre hanno un’ottima resistenza all’affaticamento. Le fibre rosse sono dunque adatte al lavoro lento e di durata, mostrano una grande tolleranza alla fatica, una capacità di rimanere a lungo in contrazione, ed intervengono nell'attività di endurance e nel caso di sforzi intensi e protratti. Per questo motivo sono maggiormente sviluppate negli atleti di endurance come corridori, maratoneti, o altri atleti impegnati in discipline sportive di durata.
Le Fibre Veloci (II) hanno la capacità di produrre energia per via anaerobica ad un’elevata potenza, ma con scarsa resistenza all’affaticamento. Le fibre bianche sono quindi adatte a sforzi intensi e di breve durata che richiedono un grande impegno neuromuscolare. Hanno una rapida risposta allo stimolo nervoso e hanno una resistenza limitata, quindi accusano una grande affaticabilità. Queste fibre sono maggiormente presenti negli atleti di potenza e di forza come i sollevatori di pesi.
Nei muscoli di ogni atleta c’è una diversa percentuale di fibre di tipo I e di tipo II che viene data da fattori principalmente genetici e che non può essere convertito da un tipo all’altro. Questo significa che una fibra lenta rimarrà sempre lenta, anche se stimolata, e una fibra veloce rimarrà sempre tale, anche se non allenata, ecco perché si dice che la velocità è una caratteristica innata.
Con l’allenamento è possibile migliorare l’efficienza sia delle fibre lente sia di quelle veloci, contenute, anche se in percentuali diverse, in ogni muscolo. Quindi un allenamento ben strutturato, che stimola i due tipi di fibre, farà sì che un atleta non sia mai esclusivamente lento o esclusivamente forte, ma eccellerà in una delle due caratteristiche senza scadere nell’altra.
Un’ulteriore suddivisione può essere fatta nelle fibre tipo II:
- fibre IIb, essenzialmente anaerobiche con le caratteristiche sopra descritte;
- fibre IIa che invece presentano caratteristiche aerobiche moderatamente più marcate.
I due sottotipi di Fibre Veloci hanno la capacità di migliorare relativamente il rendimento aerobico o anaerobico attraverso le sollecitazioni dell’allenamento; in poche parole una fibra del tipo IIa è in grado di trasformarsi nel tipo IIb e viceversa.
E’ proprio il caso di dire: “dimmi che fibre hai e ti dirò che atleta sei!”.
Fonte: www.runningitalia.it