La teorica ora di sonno in più la notte prima della Maratona l’ho passata a giocare con mia figlia, come da copione, ma fortunatamente dalla finestra la giornata sembra essere buona: fresco ma soleggiato. Sacca, pettorale e vestiti sono pronti da sabato quindi mi infilo la tuta sociale e alle 7:30 salgo in macchina con Dario ed Elisabetta alla volta di Strà. Una macchina in fiamme in autostrada non ci impedisce di arrivare con il giusto anticipo che ci permette un caffettino, gli ultimi bisogni, qualche saluto e la consegna delle sacche ai camion. In un baleno ci troviamo in coda per l’ultima griglia.
Ore 9:00: entriamo e troviamo gli amici Emanuele, Thomas e Giulia e Mauro di Run Spinea Run con i quali sciogliamo la tensione con battute degne di una terza elementare in gita… Tra la folla riesco anche a salutare Antonio, Cristina e Elisa, alla loro prima maratona: un in bocca al lupo! Partono le carrozzine: mancano 10 minuti.. chi si spoglia degli ultimi strati, chi prova a fare stretching, tutti sono emozionati. Dopo l’Inno d’Italia ecco lo sparo e… niente… camminiamo per 3/4 minuti e poi finalmente passiamo sotto l’arco di partenza tra una selva di “Bip” di strumentazioni varie..
Fortunatamente la calca mi forza a partire lento nonostante l’adrenalina, ma un po’ alla volta riesco a trovare il mio ritmo, so che l’obiettivo di replicare il tempo di Padova è un po’ una chimera, ma vedo di fare il possibile, sto con gli altri ma dopo un paio di chilometri mi trovo solo quindi mi metto il cuore in pace e decido di fare affidamento al piano che ho impostato sul garmin… al quarto chilometro mi rendo conto che non l’ho attivato quindi dovrò correre senza riferimenti altre alle mie sensazione ,pessima prospettiva.
I chilometri passano e fortunatamente il ginocchio pare rispondere bene.. Percorrendo la Riviera mi commuovo un po’ quando mi trovo davanti le case devastate dal tornado quest’estate, lungo gran parte del percorso tifosi e curiosi ci incitano e mi rendo conto che al 15à km sono in piena media. Arriviamo in Piazza Ferretto e al tanto temuto parco di San Giuliano, dove trovo Giovanni, armato di fotocamera, che mi urla “Soffri ma sorridi!”.. annuisco scalando la collinetta, ma credo che gli saranno fischiate le orecchie dopo pochi chilometri. Salgo il cavalcavia che immette sul ponte della libertà e tutto ad un tratto mi prendono i crampi ad entrambe le gambe e cado in ginocchio.
Dopo un momento di panico riparto camminando e realizzo che in nessun ristoro (fino al 30° km) c’erano sali, o probabilmente sono io che ho tirato troppo prima, o entrambe le cose. Comunque il dolore non mi molla e un po’ camminando, un po’ corricchiando finisco l’interminabile ponte, approfittando avidamente del ristoro a metà, anche se forse è troppo tardi.
Arriviamo a Venezia e, mentre vengo sfilato da moltissimi runners che avevo passato prima, provo a salvare il salvabile: conto i ponti come tappe di una via crucis e mi rendo contro di essere nella “Città più bella del mondo” solo quando passiamo in Piazza S. Marco e intravedo la Basilica, ma ormai penso solo ai 2km che mi mancano. Mi passano i palloncino delle 3:40’ e anche delle 3:50’ ma non riesco ad accodarmici e al pensiero di sforare le 4 ore mi prende un po’ di sconforto.
Comunque la folla comincia ad aumentare e vedo l’arrivo, ma sono costretto a fermarmi qualche secondo proprio a pochi metri, leggo 3:51’ ma so che ho qualche minuto di margine e riparto con il poco orgoglio rimasto con la gamba destra totalmente inutile e caracollo al di la dell’arco tra lacrime che non sono di gioia. Gli organizzatori praticamente mi spingono avanti per non creare intralcio a chi sta per arrivare, recupero la sacca e la borsetta con il ristoro, paradossalmente non sono neanche stanco, mi prendo un minuto per allungare un po’ le gambe, mi cambio ed esco dal villaggio.
Incontro e saluto runners amici e conoscenti e mi dirigo al vaporetto, voglio solo andarmene in fretta da qui e mentre penso che non correrò più maratone il tintinnare della medaglia sulla transenna mi ricorda che comunque l’ho finita, non posso dire di essere soddisfatto, ma posso prendermela solo con me stesso. Venezia ha vinto questa battaglia ma l’anno prossimo voglio la rivincita!
Michele Nodari