Dopo due settimane di vacanza e una quindicina di ore di viaggio, finalmente sabato notte (o meglio, domenica mattina) arrivo a casa, scarico la macchina, doccia veloce e raggiungo il letto, sono le 3, e punto la sveglia alle 6.30 perché, visto che le ferie sono finite ho deciso di andare a correre a Pieve di Curtarolo… Inutile dire che non ho sentito la sveglia e alle 7:40 mi alzo di soprassalto, rendendomi (vagamente) conto della situazione. Dopo alcuni secondi di esitazione decido di andare lo stesso, tanto la partenza è libera dalle 8 alle 9, quindi scendo, mi infilo scarpe, pantaloncini e canotta ufficiale e monto in macchina, nel viaggio mi rendo conto di non aver preso il cambio, il marsupio e di non aver nemmeno fatto pipì, cominciamo bene… In autostrada recupero un paio di bottiglie d’acqua mezze vuote, rimaste in mezzo ai sedili dal viaggio e faccio colazione così. Fortunatamente conosco il paese e arrivo diretto alla scuola vicino alla partenza, immaginando che i parcheggi ufficiali siano già pieni. Vedo già un po’ di persone in corsa e mi dirigo al banco iscrizioni con i due euro ottenendo così il cartellino. Ore 8,10 e credo sia record.
La partenza è deserta e fa già caldissimo, parto pianino e cerco di riordinare le idee seguendo le indicazioni. I percorsi sono tre: 7, 13 e 18 km, proverò ad andare per quello intermedio. Le gambe sono decisamente dure e l’afa non aiuta, però il percorso presenta molti tratti all’ombra nelle piste ciclabili e molti sentieri tra gli alberi; per il resto percorriamo strade che non vedevo da una quindicina d’anni e noto con piacere che alcuni locali che frequentavo in gioventù sono ancora in piedi. Sorpasso un po’ di camminatori e approfitto del primo ristoro.
Faccio molta fatica a proseguire e cerco i tratti in ombra nella mia corsa solitaria, a circa metà percorso comincio a vedere gli ultimi runners e a passarli, ma il mio unico pensiero è il prossimo ristoro, dove gli amici del gruppo podistico Piè Veloce mi accolgono con improbabili parrucche da donna e, oltre ad acqua e te, bicchieroni di birra (che garbatamente rifiuto). All’ultimo ristoro in aggiunta alle bibite ci sparano con i nebulizzatori e le pistole ad acqua, apprezzo l’originalità, prima di affrontare gli ultimi km di sterrato con le gambe e il ginocchio che gridano vendetta. L’arrivo è davanti alla chiesa, ma bisogna fare il giro dietro al parco e sospetto che far passare i podisti moribondi davanti a chi è già arrivato e si sta godendo anguria, bibite e panini sia un’altra trovata goliardica degli organizzatori. Comunque finisco la mia corsa in un bagno di sudore e senza fiato. Appena entrato nel parco scambio due parole riguardo ai drammatici eventi delle scorse settimane che ho potuto seguire solo marginalmente da lontano con agli amici di 1/6 H, a cui rinnovo un grosso in bocca al lupo e mi dirigo ai tavoli del ristoro. Bevo acqua e apprezzo l’anguria fresca, recupero un po’ di fiato, mi strizzo i vestiti e con molta calma mi avvio alla macchina, dove mi asciugo come posso e mi dirigo verso casa. Il termometro segna 36°, il Garmin mi dice 12.9 km a 5:12, come rientro non è proprio il massimo, ma conto di smaltire Cannonau e Carasau nelle prossime settimane… intanto sono tornato a correre.
Michele Nodari